Gigi Buffon, il Numero Uno

24-11-2025 15:19 -

CARRARA- “Hai visto? Nessuno riesce a fargli gol”. “Certo che ho visto”. Dialogo tra Nevio Scala, allenatore del Parma, e il suo assistente. E’ la mattina di sabato 18 novembre 1995, da allora trent’anni di sabbia sono caduti nella clessidra. 24 ore dopo la recita delle recite, Parma-Milan al Tardini. Ducali e rossoneri appaiati in testa alla classifica con 20 punti. Scala non ci pensa un attimo: il portiere titolare, Bucci, è infortunato. Il suo vice, Nista, non sta bene. E allora dentro il ragazzo, quello cui nessuno riesce a fare gol.
Gianluigi Buffon ha 17 anni. Ha il ciuffo ribelle, la faccia tosta di chi è nato a Carrara e paura non ha. E’ maturo, completo all’età in cui il calciatore è sempre crisalide e non ancora farfalla. Lui vola, da palo a palo, lui esce sulla testa dei campioni come fosse la cosa più naturale del mondo. Lui ha un dono tra gli altri: capisce prima dove la palla andrà a finire e parte con quelle gambe bioniche con quella frazione di secondo che fa tutta la differenza del mondo. Parma-Milan finisce 0-0, e non sarebbe un match memorabile se non fosse per le prodezze di quel ragazzino. Ipnotizza Baggio, Weah e Boban. Disinnesca il grande Milan, gelido e sereno come bevesse una Coca guardando il suo mare.
Quel pomeriggio di 30 anni fa inizia la parabola del portiere italiano più forte di tutti i tempi. Zoff, Albertosi, Zenga, Donnarumma ci perdoneranno. C’è chi dice sia stato, Gigi, il più grande in assoluto al mondo, un Maradona coi guantoni. Dieci scudetti, nessuno come lui, il Mondiale 2006, tante Coppe. Numeri che sono sostanza. E poi Parigi, il Psg, il romantico ritorno a Parma all’ora del tramonto. E oggi, a 48 anni, guarda i suoi eredi con sguardo innamorato, pieno di passione: sempre in azzurro, a soffrire in tribuna, a lavorare dietro le quinte.
Quella di Gigi è una storia italiana, e apuana. Tosto, duro, il talento che non compri al mercato e non maturi: o ce l’hai o non te lo puoi dare, avrebbe detto Manzoni. Gigi che, due anni dopo, inverno 1997, a 19 anni si ritrova in campo, con la maglia azzurra della nazionale, forse la più amata, nella tormenta di Mosca. Nevischio e dieci sotto zero: Pagliuca si fa male e lui entra, maglietta a maniche corte, la pellaccia che lo ripara, la classe che sigilla la porta dall’assalto dei russi. Le prime volte di Gigi Buffon sono sempre state così: un salto mortale senza rete, finito con un atterraggio perfetto, da ginnasta baciato dagli Dei.
Quel pomeriggio di Parma, quella notte di Mosca è sbocciata la favola del portiere più iconico, più forte, più carismatico di tutti i tempi. In Italia? Nel mondo? Discussione aperta. Certo, come lui nessuno mai. Nessuno come quel bambino cui era impossibile fare gol, nel sabato prima del Milan
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Fonte: Giorgio Billeri